Gennaro – dichiarato poi santo – era vescovo di Benevento e venne martirizzato (fu decapitato) a Pozzuoli, vicino a Napoli, come cristiano, il 303 dopo Cristo, ai tempi della persecuzione proclamata contro i cristiani dall’imperatore Diocleziano. Una pia donna, di nome Eusebia, raccolse in due ampolle di vetro il suo sangue e lo conservò. Il corpo, con la testa decapitata, fu invece sepolto in un campo vicino a PozzuoliSuccessivamente. nel 313 dopo Cristo, l’imperatore Costantino proclamò la libertà per tutte le religioni, anche per il cristianesimo e allora, un secolo dopo la morte – tra il 413 e il 431 dopo Cristo – il corpo e la testa furono esumati e pottati in una chiesa fuori le mura di Napoli, dove vennero sepolti. Anche le ampolle col sangue vennero portate da chi le aveva conservate e furono messe lì, vicino al corpo.Successivamente queste reliquie del Santo – il sangue nelle ampolle, la testa e il corpo – ebbero molte vicende e non sempre restarono insieme.Comunque, il “miracolo di S. Gennaro” riguarda il sangue, che non si è corrotto e distrutto come avviene ed è normale per tutti i tessuti organici dopo la morte, ma si è conservato, per tutti questi secoli, nelle due ampolle, coagulato e raggrumato in una massa unica. Queste ampolle, contenenti il sangue, a partire dal VI secolo dopo Cristo, furono collocate, insieme alla testa, in una chiesa dentro Napoli, Questa chiesa poi, ampliata, modificata, ricostruita, divenne il Duomo di Napoli. Ancora oggi si trovano lì, in una cappella del Duomo, molto fastosa, denominata “Il Tesoro di S. Gennaro”. Il miracolo di S. Gennaro consiste nella “liquefazione del sangue”, cioè nel fatto che in determinate ricorrenze, tre volte l’anno, la massa del sangue, così coagulato contenuto nelle ampolle, torna ad essere liquido, come quello di una persona vivente, e quindi aumenta anche di volume e di peso.La cerimonia in cui avviene questo prodigio è altamente suggestiva, soprattutto sotto l’aspetto antropologico, oltre che religioso. L’ostensorio in cui sono racchiuse le ampolle col sangue viene presentato al pubblico dei fedeli. Questo è molto rumoroso, con preghiere ad alta voce, invocazioni, canti ed anche urla e ingiurie contro il Santo, che viene chiamato con nomignoli poco riverenti se il miracolo tarda ad avvenire e il sangue tarda a sciogliersi.Il “legame” tra il Santo e il popolo napoletano è legame di protezione e affetto. Il popolo ama il “suo” Santo e si aspetta da lui protezione. Il Santo ama il suo popolo e, dando il suo miracolo della liquefazione del sangue, afferma la sua presenza viva sul posto e conferma il patto di protezione. Per questo, quando vi sono grandi calamità, come eruzione del Vesuvio, terremoti, epidemie, pestilenze – e queste in passato erano molto frequenti – l’ostensorio con le ampolle del sangue viene portato in solenne processione, con grande partecipazione popolare, affinché il Santo faccia cessare quei pericoli. Le cronache e le testimonianze del tempo passato affermano così avveniva.
Articolo di Felice Masi