Il testo che segue riguarda la testimonianza di guarigione di Elena G., una giovane che abbiamo avuto il piacere di conoscere durante un pellegrinaggio ai luoghi di Don Angelo Fantoni di cui si parla ampiamente su questo sito (Vedi alla voce Franco Predieri nel Menu).
Ho iniziato a scrivere questa storia dopo aver letto il racconto di Franco Predieri e averlo anche conosciuto, il 28 ottobre 2007 in occasione del pellegrinaggio annuale che fa, insieme ad un gruppo di fedeli, da Pisa alla Verniana in ricordo di mons. Angelo Fantoni.
Sono stati lui e sua moglie a chiedermi di scrivere questo racconto, che riguarda la mia guarigione miracolosa da un male incurabile, che i medici non seppero neppure diagnosticare (in 8 mesi di cure inutili e infruttuose).
Leggendo il suo libro, “Grazie don Angelo!”, mi sono resa conto di quanto le nostre storie fossero simili, così come la conoscenza con don Angelo. Anche nel mio caso, come nel suo è stata una zia a parlarmi di don Angelo e a portargli una mia fotografia.
Avevo soltanto 11 anni nell’ottobre 1986 quando fui ricoverata nell’allora ospedale pediatrico di Arezzo perché avevo la febbre altissima da giorni, che i farmaci non riuscivano a calmare, e un ascesso inguinale che mi faceva così male da non poter camminare. Dopo poco tempo fui ricoverata nel reparto di chirurgia dell’ospedale Garbasso (oggi divenuto sede del nuovo tribunale) e lì l’ascesso fu inciso e drenato fino a completo assorbimento. Rimasi lì una decina di giorni, poi fui rimandata all’altro ospedale, ma non ero guarita, avevo sempre la febbre alta (a intervalli), debolezza, inappetenza una tosse secca persistente e iniziai a lamentarmi di dolori addominali. A causa di questi dolori un medico del reparto in cui lavorava mia zia (ostetricia) suggerì di farmi fare un’ecografia (21-10-86). L’esame evidenziò delle lesioni a focolaio del fegato e della milza, che furono analizzate con una biopsia tre giorni dopo. Le ecografie si ripeterono spesso e nel frattempo furono provati vari cocktails di farmaci per curarmi, ma l’unico risultato fu una forte intossicazione con conseguente manifestazione allergica, per cui per un po’ non mi dettero più niente. Vennero chiamati vari specialisti a consulto, ma nessuno fu in grado di fare una diagnosi esatta.
La disperazione dei miei familiari era forte, non sapevano più a chi rivolgersi. Un giorno mia zia parlando con un sacerdote amico di famiglia venne a sapere che poco lontano dalla città, in Val di Chiana, abitava un monsignore che aveva il dono di diagnosticare le malattie e ottenerne la guarigione. Questo sacerdote era don Angelo Fantoni parroco di Verniana. Lei non perse tempo e andò a trovarlo, insieme a mio padre, ma non furono ricevuti. Quando stavano per andarsene una donna mandata da don Angelo portò loro un santino di S. Michele Arcangelo, raccomandando di recitare la preghiera scritta da Padre Pio. Mi portò quel santino in ospedale e da allora recitammo quella preghiera insieme tutti i giorni. Mia zia in seguito fu ricevuta da don Angelo, il quale toccando una mia foto disse che ero affetta da una grave forma di tubercolosi, che si era estesa agli organi interni; le disse di non andare a cercare altri medici, perché ce n’era uno che lei conosceva bene che avrebbe trovato il farmaco giusto (infatti fu un medico del suo reparto a prescrivermi l’ antibiotico adatto) e che oltre alle medicine serviva la preghiera perchè ero vittima di un maleficio.
Vista la gravità della situazione era venuto anche il mio parroco a darmi l’ unzione degli infermi e so che disse una messa per me e fece pregare tutto il paese per la mia guarigione.
Nel frattempo era arrivata la primavera del 1987, il 16 giugno mi fu fatta l’ultima ecografia, dalla quale risultava che non avevo più niente (mentre due settimane prima ero piena di lesioni al fegato).
Mi ricordo che il dottore che mi faceva le ecografie (oggi primario di un altro reparto) non credeva ai suoi occhi e dall’emozione mi abbracciò e piangendo gridò “è un miracolo!” (lui che non era credente!). Non dimenticherò mai quella scena, né il fatto che se sono ancora viva lo devo all’intercessione di don Angelo che ha pregato tanto per me. Sono grata anche a tutti quelli che mi sono stati vicini in quel periodo, a iniziare dai miei parenti, dal personale ospedaliero, dai miei compaesani, i sacerdoti che hanno pregato per me e anche un frate molto amico di don Angelo, padre Roberto, che ai tempi era anche parroco di Verniana e che è stato molto vicino alla mia famiglia negli anni successivi. Ma soprattutto voglio dire ancora grazie a don Angelo perché mi è sempre vicino e ancora oggi intercede per me e mi ottiene le grazie che gli chiedo. Vorrei ringraziare anche per la giornata che ho trascorso alla Verniana il 19 ottobre 2008 (giorno del mio 33’ compleanno), perché mi è stato conceso di esprimere un desiderio, con la certezza che si realizzerà e questo mi riempie di gioia.
Parlerò sempre di don Angelo ai miei figli e a tutti quelli che incontrerò, come segno di riconoscenza e per perpetrare la sua memoria, che è sempre viva in me e in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
Elena G.