Le ultime parole, a malapena comprensibili, pronunciate dal papa Giovanni Paolo II qualche ora prima di morire e quando ormai da più di ventiquattro ore era in stato di completa incoscienza – non in coma nel senso tecnico della parola ma in uno stato comatoso – sono state “Vi ho cercato, adesso siete venuti da me, per questo vi ringrazio”. Lo hanno riferito il ben noto portavoce ufficiale del papa stesso e del Vaticano Gioaquim Navarro Valls e il segretario del papa monsignor Stanislaw. È stato detto – cioè, queste parole sono state intese ed interpretate – che con queste parole il papa intendeva riferirsi ai giovani e ai ragazzi che egli tanto amava – i cosiddetti “papa boys” – e che, a loro volta tantissimo gli erano affezionati e lo amavano; e che silenziosi, in attesa dello sviluppo degli eventi e della tragica notizia finale, affollavano la piazza S. Pietro, sottostante all’appartamento papale, dove il papa stava morendo.Cioè, si è inteso dire che il papa, in questi suoi ultimi momenti, aveva saputo o aveva compreso che i “suoi ragazzi” stavano a migliaia lì sotto nella piazza, con gli occhi e il pensiero rivolti a lui, e aveva voluto ringraziarli.Questa spiegazione data alle parole del papa morente assolutamente non regge. Giovanni Paolo II stava nel suo letto totalmente incosciente e non poteva né vedere né sentire i suoi ragazzi che stavano nella piazza, oltretutto in rispettoso silenzio; e se anche glielo hanno detto le altre, poche persone presenti nella sua stanza, egli non poteva né udire né capire quello che gli veniva detto. In ogni caso, se anche avesse potuto capire e se avesse voluto veramente dire così, le sue parole sarebbero state diverse, si sarebbe espresso diversamente, ad esempio avrebbe detto “Mi avete cercato, siete venuti da me, vi ringrazio” o altra frase analoga.Quale può essere, dunque, il vero presumibile senso di quelle parole?L’articolo parla, questo punto di un fenomeno ben conosciuto nella ricerca psichica, quello cosiddetto delle “apparizioni sul letto di morte”. Al morente in stato di incoscienza – cioè che si trova in uno stato di coscienza modificato e tale da poter percepire realtà diverse – si fanno presenti e gli vanno incontro, ed egli le vede, Individualità appartenenti all’altra dimensione, ad esempio parenti o amici premorti, che egli riconosce e che lo accolgono; oppure Esseri di Luce (Angeli, Maestri, Guide) che altrettanto lo accolgono, lo istruiscono, lo accompagnano alla sua nuova destinazione. Tutto questo ci è riferito sia da tante persone che, per una grave infermità, sono state in coma e in punto di morte ma poi ne sono uscite e sono guarite e hanno raccontato di queste visualizzazioni, incontri ed esperienze avuti durante il coma; sia da defunti che hanno comunicato attraverso medium e sensitivi e che altrettanto hanno raccontato di aver avuto, al momento della morte o poco prima, questi incontri. Appare molto probabile, quindi, che le suddette parole pronunciate da papa Wojtyla morente e in stato comatoso siano dovute a una “visione sul letto di morte” di questo tipo.Più difficile è accertare e comprendere “chi” il papa in quel momento ha visto, “chi” si è fatto incontro a lui morente. Un indizio però lo abbiamo dalle sue parole “Vi ho cercato”; si tratta chiaramente di qualche Figura oltremondana e del Mondo Trascendente che egli in vita aveva sempre cercato e invocato. Un altro indizio – dice l’articolo venendo alla conclusione – ci viene dalle altre parole tante volte pronunciate dal papa durante la sua vita e soprattutto begli ultimi tempi “Totus tuus”, “Tutto tuo”, che si riferiscono alla sua devozione mariana. Con queste considerazioni l’articolo termina e lascia all’intuizione del lettore cercare di comprendere questa ultima parte del mistero.
Articolo di Felice Masi