L’attuale visione della Terra come “villaggio globale”
è in arretrato, sotto il punto di vista della Cultura Umana in cammino. Il rispetto di tutte le culture conserva il suo pieno valore, nel momento stesso in cui l’attenzione statica si fa attenzione dinamica. E la dinamica della storia più recente della Umanità è segnata dall’avvento del “wireless”. La civiltà del “senza filo”, civiltà che si annuncia nel sogno “marconiano” divenuto realtà dominante nella attuale stagione fotonica: dalla radio astronomia alla televisione alla comunicazione personale telefonica, per via cellulare o di telefonia. Il termine “villaggio globale” segna l’arretratezza della convivenza sociale incivile. Arretratezza commisurata non già a ciò che si conosce, ma a ciò che oscura la conoscenza. Vedi il rapporto a ciò che si dice in televisione e ciò che dice in prima “persona” il televisore.
Per i tardi di intelletto può bastare un confronto tanto semplice quanto sublime. Basta abbandonare la immagine di “villaggio globale” e passare alla immagine di “pianeta vivente”. Il pianeta è avvolto da una coltre atmosferica, entro la quale, ogni essere umano vivente, inizia la sua vicenda con il “primo respiro” e conclude la sua vita organica con l’ “ultimo respiro”. Ogni respiro della vita organica può farsi suono, parola, fonone: si dice “fonografo”. Si dilata in telegrafo, telefono, ed ogni altra trasmissione col filo. La “civiltà senza filo” segna un passaggio, non più evolutivo biologico organico di interazione tra vivente terreno e coltre atmosferica, con produzione di suoni, per vibrazione atomico-molecolare. La “civiltà senza filo” segna il passaggio di tipo culturale dalla endosfera terrestre alla esosfera celeste. Diciamo pure dal fonone al fotone. Dal suono alla luce. Dall’organico all’inorganico: senza peraltro attingere il mondo “spirituale”. Colui che sino a ieri si definiva “homo erectus”, “homo stabilis”, “homo faber”, oggi vuole essere definito “homo solaris”. Tutto ciò che ben sapendo che la fine di un mondo – il mondo cosiddetto materiale – coincide con un “anello di congiunzione” col mondo “superiore spirituale”, a cominciare dalla logica-matematica, alla logica poetica e a tutta quella infinita ricchezza, che viene riconosciuta nell’Umano. Umano che si rimanda, logicamente, al Superumano, così come l’organico rimanda al Superorganico così come il fonone rimanda al fotone. L’evidenza di un “corpo tipo luce”, coniugato a modo di “Synolon”, al pensiero, all’anima spirituale e all’Eterno si fa di una chiara evidenza.
Il sottoscritto, sulla soglia ormai del centesimo anno, riconosce nel sogno di Guglielmo Marconi – la realtà “senza filo” e il suo quantum elementare ovvero “fotone” – quasi un punto di partenza per la civiltà del futuro. Superamento del “villaggio globale” superamento della “Torre di Babele” che fa della umanità attuale un serraglio di belve. Superamento di culture arretrate, laiche o religiose che siano, con la testa tra le nuvole e la palla al piede. Superamento di un laicismo senza capo né coda. Apertura all’universo creato, della luce e per la luce, una luce che come si è detto non può venire dal buio. Può venire da quella superluce che ha fatto, di creature in veste organica, altrettanti eroi, martiri e santi.
All’inizio di un Millennio di dominanza fotonica tutti i popoli della Terra debbono volgere lo sguardo e l’aspirazione alla unità planetaria che faccia del pianeta vivente e pensante la “Humana Domus Generis Humani” non una tomba finale e globale. Qualcosa che la fede definisce “Resurrezione”. Qualcosa che la attuale “civiltà fotonica” ci offre come un premio e come un preludio. Ogni messaggio in “wireless” ossia senza filo, ce lo dice e ce lo assicura. Tace la bocca. Tacciono le corde vocali. Il messaggio ha trovato il suo medium: a velocità della luce nella fedeltà dell’immagine, c’è qualcosa di noi che “rimarrà per sempre”. Parlare di un “corpo tipo luce” non è più una favola. Avanti tutta. Ma attenti col pensiero. Avanti con l’amore che ci fa eterni.