“Conoscere amare servire: il triplice dono che l’Uomo riconosce in sé, sol che rifletta la sua stessa immagine quale “divina icona” – alla maniera, non già del mitico Narciso, bensì come l’“Imago Dei” della “Genesi” Biblica – si traduce ben presto in “Azione di Grazia”.
“Grazie mio Dio”: lo dice il Biblico Adamo, sorgendo su dalla Terra, come lo vide il Pittore della Sistina.
Grazie mio Dio: lo ripete la Mistica Donna, aperta sul Mondo con gli occhi spalancati alla meraviglia, mentre, stretta sul cuore dell’Eterno, s’affaccia al canto e all’incanto.
Grazie mio Dio! L’area della vita è la Terra, è il Mondo, è l’Esistenza nel Tempo: area di un servizio che vuol essere sovranità. Dalla soglia s’affaccia l’Amore che, quale fiamma viva, cresce via via, con la crescita della conoscenza.
E’ alla conoscenza che vogliamo ora dare uno sguardo, per rendere omaggio a chi ci ha portato sin qui, su questo spalto miracoloso, ove s’incontra la luce del cielo che discende, con la luce che ascende su dalla Terra.
E’ qui che avviene l’Incontro Ecumenico fra tutte le Genti. Gli occhi aperti sul Mondo: il flusso di informazioni che giungono dal di fuori al di dentro. Al di dentro dove? Si è soliti pensare al “cervello”. E’ il cervello che elabora. Ma chi mai ha , per dir così, costruito questo elaboratore di immagini, di conoscenze, di amore e di dolore, di vita e di morte? Chi si ferma a guardar dal di fuori è tentato di assimilare il cervello umano a una macchina! Se ci sono in noi dei neuroni capaci di “ridere”, questa è la volta buona. Ridere a crepapelle?
La scienza , quale conoscere esperto, ci esorta non già a girare intorno alla scatola cranica, bensì a rifare il viaggio fin dal principio nello spazio e nel tempo, sin dal numero uno: sin dalla prima cellula, sin dal Genoma. Cos’è il Genoma? Come la musica si rifa alla prima nota, come la prima nota è formata da un “duo” = lunghezza d’onda e frequenza = come tale “duo” non dà “dualismo” bensì unità; come tale unità si dispiega in un modulo ad inverso andamento: così è la vita. Così il genoma, fratello oriundo dell’Universo musicale. La prova? La dà il genoma stesso. La dà dicendo: io sono un “duo”, venuto dal grembo di una donna madre e di un uomo padre. “Due in una carne sola”, come dice il Maestro. Ma il Maestro dice ancora un’altra cosa iscritta, anch’essa, nella “doppia elica” del Genoma.
Che succede nella nota musicale? Se porti la lunghezza d’onda verso l’alto, la vibrazione ovvero la frequenza si riduce in basso.
Io sono un “Duo”, dice il Genoma. Non guardare alla foce. Cerca la sorgente. Cerca la mia comparsa nello Spazio=Tempo. Troverai una nota di luce, modulabile in infiniti modi: si chiama “fotone”.
Troverai un “modulatore” superiore, un “eidos” definito “idea”, una specie di demiurgo onnipresente e onnisciente, indicato dalla scienza più alta di frontiera, col nome di “logon”. Unisci questi due termini come una nota musicale, in un coniugio indissolubile, ed avrai la “logofotonica”.
Torna pure, col “cervello” ad analizzare il cervello, discendente diretto del genoma: discendente, a sua volta, dal coniugio “logon et foton”. Ed avrai, in questo “Synolon”, configurato a una nota musicale, la conoscenza di te essere pensante.
Ma attenzione! Non ridurre la nota musicale -questo duo mirabile che s’affaccia sulla “trinità” -al dualismo dei filosofi o al monismo dei positivisti. Ricorda bene: se porti la fisica fotonica all’infinito, la logica metafotonica scende nel silenzio. Ecco l’errore dei naturalisti. Viceversa: se porti la logica all’infinito, ecco che l’universo naturale scende pressoché allo zero. Ecco il Nirvana. La logofotonica ci fa conoscere come siamo nati. Da un atto d’Amore di un Dio d’Amore. Ci fa conoscere come moriremo: si farà silenzio -lo dice l’Apocalisse -al di fuori di noi, sino al punto in cui noi stessi saremo trasformati in musica e l’esistere sarà una Sinfonia Divina. La Fede Cristiana chiama questo col nome di “anàstasis”, cioè Resurrezione. Per averne un’idea basta immaginare una Sinfonia che, da strumentale, si fa “Luce Reale”.
Una luce che va ripetendo nella gioia “Grazie mio Dio”.